Il comune di Galliera Veneta si trova sostanzialmente baricentrico all’asse Cittadella-Castelfranco Veneto. All’indiscusso valore storico-artistico delle due celebri cittadine si interpone dunque quello di Galliera che oltre a tale favore geografico può farsi forte della presenza di un notevole manufatto quale Villa Imperiale e il suo parco. In quest’ottica dunque di favore posizionale il nuovo centro culturale, oltre a dare una risposta alla domanda di spazi per mostre e congressi, deve offrire una visione culturale non tanto autoreferenziale ma quanto favorevole alla creazione di un network di maggiore respiro con le realtà vicine. In tale senso muove il progetto, che vede nell’intervento la possibilità di dare concretezza alle domande del bando, ma anche di dare vita ad un centro che guardi oltre alla città in sé e che diventi mezzo per una conclusiva sistemazione della principale arteria pubblica. Allo stato attuale la zona interstiziale tra la chiesa della città e l’ex fondazione Marianna di Savoia oggetto del concorso, risulta fortemente irrisolta. Un muro e un’alta cancellata escludono drasticamente e fanno da sfondo ad un’invasiva edicola che entra in competizione visiva con l’edificio scolastico e in particolare con la chiesetta dell’ex fondazione, fulcro del nuovo intervento. Per poter donare un nuovo valore pubblico a questi spazi ciò che si propone è innanzitutto l’eliminazione di ogni superfetazione fatiscente che si trovi addossata alla parete ovest della chiesetta e all’alto muro di cinta, e quindi l’arretramento di tali barriere fisiche al fine di ottenere un nuovo spazio per la comunità. L’espropiazione degli spazi inerenti alla parrocchiale deve essere ovviamente frutto di concertazione ma la direzione che si vuole dare è comunque quella dell’ appropriazione pubblica di tali spazi. Nella nuova piazza formatasi troverebbe dunque vita un nuovo luogo, verde, illuminato e protetto dove poter sostare, una nuova sistemazione dell’edicola più consona e meno invasiva e quindi una sorta di ampio “foyer” all’aperto per il nuovo centro culturale di Galliera Veneta che dal vecchio ingresso d’angolo ritrova la nuova entrata. Si immagina una pavimentazione in pietra naturale dove alcune parti del disegno vengono estruse a diventare panchine, altre si trasformano a in piantumazioni basse a verde (fiori o piante aromatiche) e le ultime nell’alloggio delle alberature. A sud tale sistemazione viene ad essere delimitata da un cancello basso per razionalizzare l’ingresso delle auto al nuovo centro (si trova infatti dietro alla chiesetta un parcheggio per il personale in prato armato in modo da confondersi con il restante verde) e in generale ai non addetti ma permettendo dunque la permeabilità visiva che ora manca verso il verde della scuola e verso la villa abbandonata di grande fascino che si trova in linea con l’ingresso. Infatti tutta la pavimentazione del nuovo sistema pubblico è ordita in asse con tale edificio andando via via diradandosi avvicinandosi ad esso, quasi a voler essere preludio di una futura sistemazione. Questa parte di riqualificazione esterna vuole infatti essere una sorta di suggerimento alla futura messa a nuovo di tale comparto. Il progetto vero e proprio di sistemazione della chiesetta e del sottotetto dell’edificio denominato “ex Fondazione Marianna di Savoia” vuole dare un forte carattere all’intervento e denunciare con forza la propria esistenza anche per chi dovesse solamente transitare per l’abitato di Galliera Veneta. Muovendo da un cosciente rispetto che non alteri la natura dell’edificio, l’intervento vuole riorganizzare e caratterizzare gli spazi tramite l’inserimento di nuovi volumi dalle funzioni differenti. Fulcro di tale progetto è un primo grande volume opaco rivestito in vetro acidato inserito, quasi “calato”, all’interno della chiesetta, mentre altri di minore dimensione ma dalle medesime caratteristiche materiche vanno a formare dei semplici lucernari nel lato sud del sottotetto. Tale volume principale si presenta come una struttura in acciaio controventata sorretta dalle vecchie paraste della chiesa alle quali, previo il loro rifacimento in calcestruzzo armato e relativa fondazione, viene ridato valore strutturale e non più meramente decorativo. Distante novanta centimentri dalle pareti della chiesetta, si collega in sommità con questa tramite una lunga vetrata lucernario che gli gira intorno. Lo spazio della chiesetta risulta dunque caratterizzato dalla presenza forte di tale parallelepipedo che pare galleggiare sfiorato da una luce zenitale che lo bagna tangente. Proprio tale sensibilità nei confronti della luce e la percezione del volume ex novo vuole essere una rilettura “sacra” di un luogo che derivante dalla spiritualità religiosa si vada a rifondare nella sacralità laica della cultura. All’interno di questo volume trovano spazio due piani, uno più riservato immaginato per proiezioni, installazioni luminose o per eventi e collegato al primo piano del vecchio edificio con la possibilità eventuale d’uso anche per il plesso scolastico (mantenendo comunque un’autonomia rispetto ad esso), e l’altro più ampio e arioso immaginato come luogo culmine della nuova galleria-sottotetto del centro culturale. A tutti i nuovi spazi si accede tramite il vecchio sistema di scale e dalla messa in funzione dell’ ascensore adiacente. Questo perché, se è vero che la disposizione dei collegamenti verticali non è delle più felici, è altrettanto vero che andare anche a variare tali disposizioni porterebbe il progetto ad essere ulteriormente invasivo, in senso architettonico ed economico.
Al piano del sottotetto trova spazio il luogo maggiormente deputato ad essere usato quale galleria per mostre e allestimenti. Questo spazio viene mantenuto nella sua personalità architettonica, ripulito e pavimentato in rovere sbiancato. Sul lato nord corre una lunga fascia luminosa a led che riflettendo la luce sulla copertura illumina e indica la direzione di sviluppo della galleria, mentre sul lato sud questi volumi vetrati di dimensione minore richiamano l’intervento principale della chiesetta dialogando con esso e portando così una luce “random” come la loro disposizione, in modo da creare una difformità d’ ingresso della luce naturale affinchè vibrando lo spazio possa andare a interagire con i possibili diversi allestimenti. Tutti i nuovi volumi sono provvisti di retroilluminazione a led, divenendo dunque anche segnali urbani notturni,in particolar modo quello principale, e illuminazione degli spazi interni. Dal punto di vista tecnologico ciò che caratterizza l’intervento è relativo al sistema di copertura del nuovo volume. Questo è pensato come una sorta di reiterazione di “shed” costituiti da delle “L” in acciaio inclinate. Tale disegno è finalizzato, da un lato, a portare la luce all’interno dell’ambiente in modo diffuso, e dall’altro ad avere la corretta inclinazione per alloggiarvi un impianto fotovoltaico a silicio policristallino (a maggiore rendimento). Immaginando dunque i nuovi volumi di progetto retroilluminati a led, questo sistema fotovoltaico vuole far si che l’intero nuovo centro culturale si presenti autosufficiente sotto l’aspetto illuminotecnico. L’uso della tecnologia led si dimostra pertanto fondamentale alla realizzazione di tali intenti: infatti essa richiede un consumo energetico molto basso, oltre a garantire una maggiore durabilità. Questo progetto vuole quindi porre una grande attenzione nei confronti del valore pubblico degli spazi oggetto di concorso, siano essi interni che esterni, dando nuovo disegno ad una zona irrisolta del centro cittadino, ordinandone l’accesso e, conferendo riconoscibilità e carattere a questi, rendere tali luoghi partecipi della vita cittadina divenendo nuovo fulcro di tutte le sue manifestazioni culturali cercando magari, forte di tale nuovo intervento, una partecipazione che si estenda oltre alla propria comunità.
Vittorio Massimo - Elena Cecchetto
Galliera Veneta - Padova
2014
640 m2